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DARIO, 3 ANNI, SI ARRABBIA QUANDO VIENE CONTENUTO

Motivazione

Dario, quando viene ripreso o rimproverato, ma anche solo contrariato, reagisce arrabbiandosi e diventando, alle volte, anche manesco.

Osservazione

Premessa: Dario, io e la sua famiglia ci conosciamo da tempo, infatti ha frequentato l’asilo nido Meralò per 3 anni circa. E’ inoltre importante tenere presente che Dario è diventato fratello maggiore da qualche mese.

Al mio arrivo Dario scappa nella sua cameretta, io lo saluto e lui mi  corrisponde, lo seguo e orgoglioso mi mostra alcuni dei suoi giochi di cui mi spiega le funzionalità con competenza, io però fatico a capire, data la presenza del ciuccio in bocca, mi complimento per i suoi tanti giochi e mi sposto in salotto dove mi siedo sul divano, in religioso silenzio, ad osservare le dinamiche che si svolgono in famiglia.

Dario e la mamma tornano a fare l’attività, che avevano abbandonato per accogliermi, attaccano figurine di dinosauri sull’album preposto. Dario è un’appassionato in materia: conosce i nomi di molti dei dinosauri; il suo entusiasmo è palpabile così come la complicità tra madre e figlio. La mamma tenta di fare abbandonare il ciuccio a Dario che resiste solo qualche minuto e poi se ne riappropria. Stanco di attaccare le figurine, Dario abbandona la postazione e si lancia in un altro gioco, chiedendo comunque la presenza della mamma. Passano pochi minuti e Dario decide di tornare ad attaccare le figurine, abbandonando gli oggetti usati per giocare, e  la sua scelta viene assecondata dalla mamma.

Nel tempo intercorso tra un cambio gioco e l’altro, Roberto, il fratellino di Dario ha dormito e anche quando si è svegliato è rimasto tranquillo nella sua culletta. Dario, affettuoso ed entusiasta, me lo aveva presentato appena ero entrata in casa, facendomi notare che i giochi presenti nella sua culletta, li aveva messi lui, cosicché Roberto potesse trovarli al suo risveglio.

Al rientro dal lavoro, con ancora la giacca addosso, il papà si sofferma a salutare prima di tutto Dario, facendogli domande sullo svolgimento della sua giornata: alcune domande vengono risposte, altre vengono disattese, il papà saluta anche la mamma e nell’atto di andare in camera da letto a cambiarsi, dedica le sue attenzioni anche al piccolo Roberto. Passando davanti alla cameretta di Dario, il papà commenta, a voce alta, il disordine che si è creato, a seguito dell’uso della cassetta degli attrezzi gioco, e la risposta a questa osservazione arriva dalla mamma che afferma soltanto che è stato il figlio; il padre allora raccoglie e raggiunge tutti nella sala e si confronta con la moglie in merito ad alcune informazioni sullo svolgimento della giornata appena passata. Dario però, non curante della conversazione in corso, richiede attenzioni che gli vengono prontamente date, lasciando cadere il discorso che era in essere.

Prima di cominciare a giocare con il papà alle costruzioni, Dario viene invitato ad andare a fare la pipì, per l’occasione il papà si propone di accompagnarlo ma non si limita a questo, lo aiuta ad abbassarsi i pantaloni, poi le mutande , lo aiuta a posizionarsi e ad pulirsi quando ha finito, nonostante la presenza di uno scaletto che lo renderebbe perfettamente autonomo proprio come, sicuramente, si dimostra di essere alla scuola dell’infanzia che frequenta.

Finalmente si gioca alle costruzioni con il papà: Dario è complice e affettuoso, e il papà con lui! Dopo aver cambiato il fratellino la mamma raggiunge Dario e il papà, sul tappetone, sistema il fratellino nella palestrina e rimane qualche minuto a parlargli, accarezzarlo e sorridergli. E il papà fa lo stesso! La sensazione che rimanda questo quadretto familiare è veramente amorevole! La mamma va a preparare la cena e il papà, con i suoi bambini, rimane sul tappetone a costruire una torre di mattoncini, con Dario che ogni tanto si avvicina al fratellino aiutandolo a giocare alla palestrina.

Il bagnetto per Dario è pronto, anzi la mamma aspetta lui per finire di prepararlo insieme: Dario abbandona il gioco delle costruzioni, viene invitato a riporre i mattoncini nella loro scatola ma la risposta a questo invito è “no” .  (questo articolo potrebbe tornare utile : NO! E’ L’UNICA PAROLA CHE LE SENTO DIRE),nessuno lo contraddice in merito e Dario va in bagno per lavarsi. In bagno, la mamma lo invita a spogliarsi autonomamente e Dario dà prova delle sue capacità, seppure con qualche defaiance nello sfilarsi pantaloni e calzini, ma si dimostra caparbio e, tentativo dopo tentativo, finalmente riesce nel suo intento! Dopo aver sguazzato un po’ nella vaschetta, Dario richiede la presenza ed il sostegno del padre, per essere sciacquato dalla mamma, sotto il getto del doccino. L’attività si conclude senza intoppi e Dario viene poi asciugato dalla mamma nella camera matrimoniale, anch’essa, come il resto della casa, invasa dai giochi di Dario…

Viene chiesto a Dario di riordinare i giochi abbandonati in precedenza, ma lui si rifiuta anche se gli viene data una nuova possibilità: poter disegnare, per cercare di incentivarlo a riordinare. Il suo rifiuto viene accettato di buon grado da entrambi i genitori. Dario, invece, dopo aver recuperato il ciuccio dal quale è stato separato a mala pena un’ora, si rifugia nella sua cameretta, dice di non essere arrabbiato e dopo qualche domanda, la mamma, che lo aveva prontamente seguito, riesce a convincerlo a tornare in sala a disegnare. Finito di disegnare, il papà ci riprova: invita Dario a riordinare, ma la risposta è sempre no! Anche se dopo, un aiuto a mamma e papà a riordinare lo offre.

E’ ora della cena, Dario ha l’opportunità di scegliere tra due proposte fatte dalla mamma, che una volta conosciuta la scelta, prepara velocemente la cena, mentre Dario, che senza pretese si è seduto sul divano in compagnia del papà che tiene in braccio il fratellino, viene invitato a guardare un po’ di televisione davanti alla quale si imbambola. Sovrappensiero infila un ditino nel naso e ripreso dal padre si rifugia contrariato nella sua cameretta, questa volta i genitori non lo seguono e lui dopo qualche minuto ritorna.

Quando la cena è pronta, Dario si va a sedere nella sua seggiolina, posizionata di spalle alla televisione, che rimane accesa e distrae Dario dalla cena, inducendolo a girarsi tra un boccone e l’altro per poter continuare a seguire il cartone animato. La mamma si siede a cenare con Dario, mentre il papà allatta il piccolo Roberto con il biberon, seduto sul divano. La cena si svolge senza particolari intoppi, Dario mangia tutto, al tavolo si alternano il papà e la mamma, cenando uno dopo l’altro. Finito di mangiare, Dario torna sul divano e continua a guardare i cartoni animati.

La mia osservazione si conclude senza aver assistito alle dinamiche specifiche in merito alle quali era stata richiesta la mia consulenza: atteggiamenti eccessivi di Dario, nel momento in cui viene contenuto o contrariato.

Consigli utili

Nonostante non si siano verificati gli episodi citati dai genitori, le dinamiche familiari intercorse tra i componenti del nucleo, mi hanno fatto riflettere su alcuni aspetti che possono influire nella futura “percezione” e relativa reazione, di Dario in alcune occasioni.

La reazione eccessiva che Dario talvolta esterna, rifugiandosi nella cameretta, così come mi è stato dato vedere, o facendo scenate più complesse, come mi hanno descritto i genitori, è dovuta al fatto che Dario non è abituato ad essere contrariato. Il tutto condito dalla nuova esperienza di vita che Dario sta vivendo in qualità di fratello maggiore, non più figlio unico, con tutto il carico emotivo che questa situazione nuova e inesplorata, comporta.

Vorrei quindi prendere in esame l’importanza di alcune regole, poche ma buone, da decidere a tavolino, mamma, papà e Dario, e che dovranno essere rispettate da tutti i componenti della famiglia, questo per rendere responsabile Dario nei confronti del proprio ruolo relazionale, all’interno del nucleo stesso. Dire anche dei no è molto importante e costruttivo: COME EDUCARE I BAMBINI AL “NO”

Faccio alcuni esempi:

  • I giochi vanno riposti una volta finito di usarli, altrimenti non se ne possono cominciare di nuovi.

In merito a questo argomento mi sento di dovere sottolineare l’importanza di non farsi invadere la casa dai giochi dei propri figli: un conto è quando i vostri bambini sono molto piccoli e l’esigenza, anche pratica, di attenzionarli in ogni momento, in quanto non sono ancora autonomi, porta i genitori a scegliere di attrezzare un’area gioco nella sala, solitamente; un conto è quando i giochi, fin troppi, dei vostri figli, un po’ più grandicelli, invadono ogni spazio e non ci sono più aree delineate e dedicate alle loro diverse funzioni. Quindi consiglio di ridurre la quantità dei giochi fruibili quotidianamente, di riporli solo nelle stanze dei vostri bambini, possibilmente facendo sì che siano a loro accessibili autonomamente e di riproporre alcuni dei giochi che avrete “eliminato” , come diversivo in alcuni momenti particolari.

  • ognuno in casa deve rispettare gli altri

Con queste parole intendo il rispetto degli spazi, come sopra spiegato, così come delle situazioni, per esempio quando mamma e papà si stanno confrontando, seppure i figli chiedono attenzione, a meno che non si tratti di una questione urgente, devono imparare ad aspettare, sostanzialmente, il loro turno . Questo è molto importante perché aiuta il bambino nella percezione dell’altro oltre a sé e del mondo dentro il quale lui gira e non che gira intorno a lui. Aggiungo anche il rispetto delle autonomie e dei ruoli: i genitori, animati da profondo spirito protettivo, tendono troppo spesso ad aiutare, alle volte addirittura a sostituirsi, nell’avvicendarsi di diverse attività dei loro figli, nell’arco della giornata. E’ molto importante, invece, che i bambini vengano stimolati a partecipare, in maniera attiva alla vita familiare e alla gestione della propria persona. Ed è altrettanto importante rispettare le emozioni di ogni membro, incluso il bisogno del bambino, di sfogare la propria frustrazione, nel momento in cui viene contenuto, nei suoi atteggiamenti eccessivi, e si rifugia nella sua cameretta. Cari genitori, lasciategli il tempo di elaborare i suoi pensieri, a maggior ragione se siete convinti delle motivazioni che vi hanno indotto a contenerlo.

  • la televisione è meglio spegnerla durante la cena

La televisione si può guardare prima di cena, o dopo la cena, ovviamente per un tempo prestabilito, ma durante la cena sarebbe d’uopo lasciarla spenta privilegiando un momento di interazione e condivisione di diversi racconti e tra tutti i componenti della famiglia. Sarebbe bello, inoltre, poter condividere il momento della cena, tutti seduti intorno al tavolo, compatibilmente alla gestione pratica del piccolo fratellino che in qualche modo potrebbe, anch’esso, partecipare a questo momento. E’ infatti fondamentale, per l’accettazione del nuovo ruolo fraterno dei bambini, che vengano condivisi alcuni momenti della giornata anche con i più piccoli di casa, per quanto piccoli siano, adeguando le proposte da offrire.

  • il ciuccio è un oggetto consolatorio, e come tale deve essere utilizzato

Un bambino di quasi 4 anni che non usa abitualmente il ciuccio nell’arco della giornata, per esempio durante le ore che passa a scuola, compie una regressione nel momento in cui a casa ne abusa. Può rimanere un oggetto che lo consola nei momenti di sconforto, eventualmente, come per esempio un rimprovero, o nell’atto di addormentarsi da solo nel suo lettino…limitate quindi l’utilizzo, di questo oggetto a situazioni prestabilite.

Sono certa che se tutto il nucleo familiare si impegnerà a tenere fede a poche regole, quando si verificheranno situazioni come quelle per le quali sono stata chiamata ad osservare, la gestione si dimostrerà meno ostica e spiacevole, al contrario più gestibile e costruttiva.

Per ulteriori suggerimenti, chiarimenti e perplessità, rimango a disposizione della famiglia, grata della fiducia accordatami.

 

 



Comment
  1. Avessi avuto re quando mia figlia da piccola faceva così…..
    Be! Capisco che ti rifai ad un bimbo di meno di 4 anni, ma sotto alcuni aspetti le azioni consigliate possono essere traslare anche ad un adolescente mantenendosi fermi nelle decisioni dei genitori di fare o non, purché queste siano motivate e chiare all’adolescente stesso.

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