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BAMBINI BILINGUE TARDANO A PARLARE

D: Mi chiamo Alice e ho una bambina di quasi 3 anni da un compagno straniero, e naturalmente abbiamo scelto di crescerla bilingue soprattutto perché ha e avrà contatto con i parenti stranieri. Effettivamente noto che a scuola è l’unica che non parla, e sembra fare fatica, forse non avremmo dovuto insegnare due lingue?

R: Ciao cara Alice, non temere, non avete sbagliato a crescere la piccola bilingue!

Infatti è provato che proprio quando sono così piccoli, la capacità dei bambini di apprendere, in questo caso due lingue è più elastica . Detto questo è provato che i bambini bilingue inizino a parlare più tardi dei loro coetanei: è però un fenomeno transitorio. Tu e il tuo compagno dovete  capire che la vostra bambina deve memorizzare il doppio delle informazioni per ogni singolo oggetto ( suono, parola, pronuncia, struttura della frase, ecc…), e poi dovrà scegliere quale delle due lingue utilizzare nella quotidianità. Questo meccanismo necessita di tempo e implica un ritardo: ma è solo temporaneo, perché quando tua figlia, che è una bambina  bilingue avrà raggiunto la conoscenza di entrambe le lingue e avrà scelto quella che gli appartiene di più, sarà allo stesso livello dei coetanei ma con un’abilità in più!

Quindi rasserenatevi e aspettate i suoi tempi senza ansie e premure.

Per corroborare le mie parole ho chiesto il parere della Magic Teacher Samantha Zoppi, esperta in glottodidattica infantile.

 

La ricerca scientifica ha dimostrato che i tratti caratteristici dello sviluppo del linguaggio sono gli stessi nel bambino bilingue e in quello monolingue.

Fatta questa premessa, è importante anche considerare che nei bambini bilingue si instaura una strategia che dà la precedenza all’acquisizione di parole che esprimono concetti nuovi e fa passare in secondo piano l’acquisizione di parole che si equivalgono.

Questo significa che se nel proprio sistema lessicale il bambino possiede già una parola in una lingua per definire un concetto, ad esempio ALBERO, prediligerà l’acquisizione di una parola per un nuovo concetto piuttosto che immagazzinare l’equivalente ad esempio in lingua inglese TREE.

Risulta necessario tuttavia prendere in considerazione un aspetto importantissimo dell’acquisizione linguistica: il Silent Period.

Si tratta del primissimo periodo in cui una persona, a qualunque età, viene a contatto con una lingua. In tale prima fase assistiamo alla quasi totale assenza di produzione linguistica, affinché il cervello abbia tempo per l’elaborazione dell’ascolto, per la “registrazione” e l’attribuzione di significati alle parole.

Questo processo avviene anche per la lingua madre nel corso del primo anno di vita, durante il quale il bambino è esposto quotidianamente e per molte ore al giorno alla prima lingua madre dei genitori ma acquisisce la capacità di produrre verbalmente solo intorno al dodicesimo mese di vita, talvolta anche oltre. Pensiamo ad un bambino di 2 anni: è in grado di capire molto di più di quanto non sia in grado di esprimere.

Prendendo atto dell’esistenza di questo periodo di assenza – o quasi – di produzione, potremo affrontare, come insegnanti e come genitori, l’apprendimento dei nostri allievi e dei nostri figli con minor ansia, senza cadere nel solito tranello: “Perché non parla?” o “Perchè non sta imparando?”.

L’esposizione ad una lingua, qualunque lingua, presuppone un apprendimento. Nel processo di acquisizione linguistica la comprensione di una lingua precede la produzione ma le due competenze sono strettamente collegate ed è bene ricordare che il processo è lungo e necessita di molta pratica.

Quanto può durare il silent period?

Non possiamo dare una risposta che vada bene per tutti i bambini.

Oltre che da fattori personali (esattamente come ci sono bambini che parlano a 12 mesi ed altri a 16), dipende anche dal tempo di esposizione ad una lingua.

Maggiore esposizione alla lingua comporta un minor tempo di silent period per questo è molto importante nell’apprendimento linguistico la costanza e la perseveranza.

Sebbene il silent period sia più evidente nel primo approccio ad una lingua straniera, alcuni autori e docenti lo estendono a ciascuna fase di “passaggio” tra una fase e quella successiva del lungo viaggio di acquisizione linguistica. In altre parole, essi sostengono che, prima di ogni progresso, si passi attraverso una fase apparente di stallo in cui sembra di non riuscire a migliorare, esattamente ciò che talvolta avviene nei bambini tra i 18 e i 30 mesi prima che “esploda” in loro la competenza linguistica di produzione.

A 30 mesi circa i bambini dovrebbero sperimentare una seconda esplosione lessicale, dopo la prima che avviene attorno ai 18 mesi, ovvero un forte incremento del lessico, una maggiore complessità delle forme morfo-sintattiche del parlato e l’inizio della produzione di frasi complesse e dell’utilizzo di strutture grammaticali.

Gli studi dimostrano che il gap linguistico che i bambini bilingui potrebbero ancora manifestare a questo punto dello sviluppo può essere colmato con l’aiuto di adeguati interventi di educazione linguistica multimodali che abbraccino cioè più canali (visivo, motorio, vocale, percettivo…): uno degli interventi possibili e che è stato dimostrato attraverso numerose ricerche sul campo può essere condotto attraverso il Format Narrativo.

Il programma educativo linguistico del Format Narrativo è basato sulla natura del processo di acquisizione del linguaggio e fa uso di una serie di strategie che forniscono ai bambini le condizioni relazionali adeguate alla stimolazione linguistica, grazie alla presenza di elementi facilitatori del linguaggio per una più semplice e migliore costruzione dei significati.

Basato sulla narrazione e sui principi della buona comunicazione, mediante l’uso dei gesti, dello sguardo, dell’espressione del volto e dell’intonazione della voce fornisce ai bambini tutti gli elementi utili a capire ciò che viene detto e la motivazione necessaria a volerlo condividere e sperimentare in prima persona nel rapporto con l’insegnante e il gruppo.

Come funziona il Format Narrativo?

I bambini vivono assieme all’insegnante una fantastica avventura attraverso teatro, musica, canto e lettura. A questo scopo sono stati sviluppati i materiali glottodidattici “ Le Avventure di Hocus&Lotus” ovvero una serie di storie che hanno come protagonisti Hocus&Lotus, due piccoli dinocroc, simpatici animali di fantasia, che accompagnano i bambini attraverso il magico mondo della nuova lingua.

Il Format Narrativo offre vantaggi che non riguardano solo l’acquisizione linguistica:

  • è psicomotricità: sviluppa la capacità di rappresentare e rappresentarci agli altri attraverso il movimento, i gesti, la parola, il gioco;

  • favorisce la coordinazione motoria: movimento coordinato al canto e alla musica;

  • favorisce l’apprendimento di gesti, espressioni del viso e intonazione della voce rapportate al significato di parole e frasi;

  • incentiva positivamente anche la produzione della lingua madre, stimolando la fantasia del bambino e l’abitudine a raccontare e raccontarsi;

  • promuove lo spirito di gruppo, il piacere di stare assieme con coetanei e vivere un’esperienza educativa forte;

  • promuove serenità e uguaglianza nel gruppo e con l’insegnante: stati d’animo positivi che sono la base di una crescita sana. Non ci sono compiti, non ci sono doveri scolastici: il bambino vive assieme al gruppo e all’insegnante emozionanti avventure in una lingua stran(ier)a!

Chi sono

Sono Samantha Zoppi, laureata in Lingue e Letterature Straniere, esperta di Glottodidattica Infantile e co-fondatrice di Language Factory – Piccoli Poliglotti Crescono che si occupa da anni di diffondere sul territorio del bolognese la passione e l’amore per l’insegnamento e l’apprendimento delle lingue straniere e per promuovere il valore del bilinguismo in età precoce.

Organizzo corsi di inglese mattutini nelle scuole e corsi pomeridiani per bambini da 1 a 11 anni presso associazioni e spazi educativi.