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CUCU, IL GIOCO PREFERITO DAI BAMBINI

D: Sono mamma di un bellissimo bambino di quasi 7 mesi. Nel tempo che passo con lui, tra una poppata, un sonnellino e il cambio del pannolino, gli canto delle canzoncine e lo aiuto a maneggiare i suoi piccoli giochini, ma una cosa che ci piace tanto fare è “cucù”! Quando scompaio dietro le miei mani, mio figlio fa delle facce buffe, quasi perplesse; ma quando riappaio, togliendomi le mani dal viso, ride di gusto. La mia è una semplice curiosità: cos’è che lo appassiona e lo fa divertire tanto di questo gioco così semplice?

R: Ciao cara mamma, il gioco del “cucù” è un gioco tanto semplice quanto fondamentale nello sviluppo psico-fisico del bambino.

PERCHE’ PIACE L GIOCO DEL “CUCU'”

I bambini, a maggior ragione quando sono molto piccoli come tuo figlio, non possono concepire che esista qualcosa che non possono vedere, il loro mondo è fatto di ciò che percepiscono in quel dato momento. Questo è il motivo per cui tuo figlio, così come per tutti i bambini che giocano al gioco del “cucù”, se la ride di gusto quando vede comparire il viso della persona che lo sta intrattenendo con questo gioco, dietro le mani, perché non se lo aspetta, è una sorpresa e lo stupisce riempiendolo di gioia. Nel caso di bambini così piccoli, che dipendono ancora dalla figura materna, non solo a livello pratico, ma anche e soprattutto affettivamente, vedere scomparire la mamma genera in loro un sentimento di ansia, perché credono di essere rimasti soli, e quando la mamma riappare, si sentono sollevati ed appagati, quindi ridono felici e contenti.

Grazie a questo gioco imparerà che le persone ci sono anche quando non le vede, e si allenerà, nel tempo, al distacco dalle proprie figure di riferimento, nel vostro caso quella della mamma, permettendogli di superare la paura dell’abbandono. Con il passare dei mesi e l’evolversi delle dinamiche di questo gioco del “cucù”, tuo figlio non solo imparerà che tu ci sei anche quando non ti vede, cara mamma, ma comincerà a rappresentare la realtà circostante nella sua mente, senza basarsi unicamente su ciò che vede e sarà, sempre con il tempo, in grado di tracciare un confine tra realtà e fantasia.

SVILUPPARE IL GIOCO DEL “CUCU'”

Potrai stimolare la comprensione di questo concetto, aggiungendo sfumature a questo gioco man mano che tuo figlio cresce. Innanzi tutto potresti cominciare a nascondere il tuo volto non più solo dietro alle tue mani, cara mamma, ma anche dietro ad un giornale, per esempio, o un foulard, attendendo che sia il tuo bimbo a cercare di togliere quell’oggetto per vedere se dietro si nasconde il tuo volto. Nel caso in cui il bambino, mentre tu aspetti una sua reazione, si dovesse mettere a piangere, perché spaventato dalla tua assenza, ti consiglio di saltare fuori subito, dato che questo gioco non lo deve fare angosciare. Potresti nascondere, davanti ai suoi occhi, alcuni dei suoi giochi sotto un fazzoletto e chiedere a lui dove sono finiti. Lui, che ha già fatto proprie le dinamiche di questo gioco, proverà grande soddisfazione nel sollevare il fazzolettino e mostrare a te, oltre che a se stesso, che gli oggetti si trovano ancora lì, sotto al fazzoletto. Quando diventerà ancora più grande non smetterà certo di avere un passione innata per questo gioco così intrigante nella sua modalità: dover cercare qualcosa o qualcuno, che per un breve momento non c’è più. Infatti l’evoluzione naturale di questo gioco sarà il “nascondino”. Tu e tuo figlio potrete alternarvi nella ricerca dell’uno e dell’altro ben nascosto, o più probabilmente, maldestramente infilato in qualche angolo della casa.

Questo sarà sicuramente ciò che aspetta te cara mamma e tuo figlio, per ora però godetevi il semplice gioco del cucù, regalandovi a vicenda momenti indimenticabili di serenità e gioia all’insegna della scoperta del mondo che vi circonda, in qualità di neonato che si affaccia alla vita e di madre che passo dopo passo impara a giocare con il proprio figlio.

 

 



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  1. […] si legge su Educandoli.it “i bambini non possono concepire che esista qualcosa che non possono vedere, il loro mondo è […]

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