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PSICOMOTRICITA’

D:  Ciao, ho letto l’articolo che hai pubblicato l’altro giorno in merito alla scelta di uno sport a cui avviare i propri figli: io ho un bambino di quasi 3 anni, li compirà alla fine di Maggio, vorrei fargli frequentare un corso di psicomotricità. Ne ho sentito parlare dalle maestre della scuola materna,  che mio figlio frequenterà il prossimo anno, ho capito che serve a scaricare le tensioni dei bambini, e il mio, che è vivacissimo, credo ne avrebbe proprio bisogno. Mi puoi dare qualche informazione in più a riguardo?

R: Ciao carissima, molto volentieri ti do qualche informazione in merito alla psicomotricità e ai benefici che apporta ai bambini, perché è un attività in cui credo e di cui, negli anni di esperienza, ho potuto valutare gli innumerevoli aspetti positivi.

La psicomotricità è un valido aiuto per la crescita serena dei bambini in quanto garantisce lo sviluppo psicofisico, in maniera armonica, del bambino, inteso come persona carica del suo bagaglio emotivo. Proprio questa espressione emozionale che si manifesta tramite il linguaggio corporeo, è alla base della psicomotricità che mette il bambino in condizione di sviluppare una consapevolezza in merito al proprio corpo, non solo fine a se stessa, ma anche in relazione agli altri e agli oggetti, sperimentando ed esplorando dentro di sé e fuori da sé. Oltre a ciò, la psicomotricità aiuta il bambino a rafforzare l‘equilibrio e la coordinazione dei movimenti attraverso degli esercizi che permettono al bambino di acquisire padronanza non solo nei confronti del proprio corpo ma anche dei propri gesti in relazione allo spazio e, non ultimo, ai meccanismi del gioco.

La psicomotricità poi, si divide in due rami: quella educativa e quella terapeutica.

La prima viene appunto proposta all’interno delle scuole, di solito a partire effettivamente dalla scuola materna, oppure in spazi appositi, comunque a gruppi non troppo numerosi di partecipanti; ed è utile a tutti i bambini per le motivazioni sopra citate. Inoltre, proprio per i principi sui quali si fonda, la psicomotricità è utile ai bambini che hanno difficoltà di socializzazione perché, grazie agli esercizi che propone, accresce l’ autostima, nei bambini che la praticano, nonché la fiducia in se stessi e nei pari, con cui vengono svolte le varie attività. Ma non solo: anche i bambini più vivaci e attivi, possono trarre innumerevoli benefici dalla pratica della psicomotricità, quali ad esempio uno sviluppo della capacità di concentrazione e un implicito contenimento della propria esuberanza che, grazie agli esercizi, viene incanalata, in maniera costruttiva, consentendo loro di imparare a comunicare in maniera più tranquilla e pacata.

La psicomotricità terapeutica, invece, si svolge all’interno di strutture ospedaliere e si rivolge a bambini con ritardi nello sviluppo, disabilità e/o autismo. Il lavoro, che svolge il terapista, in un rapporto uno ad uno, e quindi in una lezione individuale è quello di conoscere e scoprire le forme di linguaggio alternative, rispetto a quello verbale, che il bambino mette in atto per comunicare, aiutandolo inoltre, ad accrescere le forme di linguaggio corporeo, che il bambino ha fatto proprie. Inoltre, il terapista, coinvolgendo la famiglia del bambino, aiuta tutti i componenti ad iscriversi in un nuovo equilibrio familiare, fatto di conoscenza reciproca e codificazione unificata dei messaggi e comprensione delle emozioni che si celano dietro le dinamiche corporali e gestuali.

Nella psicomotricità, il ruolo di chi la svolge, e quindi di uno psicomotricista qualificato, è molto importante in quanto deve entrare sì, in empatia con i bambini, ma adattandosi ai bisogni e ai desideri dei bambini stessi, senza porsi al loro stesso piano. Condividerà quindi con loro le emozioni, che siano esse positive o negative, ascoltandole e rielaborandole a parole o storie da raccontare; accoglierà i diversi comportamenti di ognuno mettendoli in relazione tra loro; sarà presente per osservare lo svolgersi delle attività, garantendo l’incolumità di ogni singolo bambino, usando uno scambio di sguardi non solo per contenere ma anche per accompagnare, e nello stesso tempo gratificare e rassicurare, ognuno di loro; proporrà e disporrà i materiali per garantire il gioco in continua evoluzione; ed inoltre sarà disponibile a dare risposte alle eventuali domande che i bambini rivolgono.

I materiali che vengono utilizzati nella pratica psicomotoria sono solitamente moduli in gommapiuma, di diverse forme, colori e dimensioni, cuscinoni morbidi, stoffe e teli, panche, tavoli, sedie, fogli e colori.

Nel vostro caso, cara mamma, si tratterebbe quindi di scegliere un percorso di psicomotricità educativa che prevede 8 o 10 incontri in tutto, solitamente, per un’oretta circa, in cui il tempo viene scandito da diversi momenti che si ripetono sempre uguali nel tempo: la fase iniziale prevede l‘incontro tra i bambini e lo psicomotricista, che  li accoglie, e dopo averli salutati, ricorda loro le regole legate non solo al gioco, ma soprattutto al rispetto di sé e degli altri. La fase che segue è dedicata al gioco senso-motorio: il bambino è libero di utilizzare i materiali per costruire una struttura e distruggerla, arrampicarsi, saltare, scivolare, cadere, tuffarsi, rotolare, spingere, trattenere, lanciare… tutte esperienze che fanno vivere al bambino forti emozioni. A questa fase, segue il gioco simbolico grazie al quale il bambino trasforma i materiali, a sua disposizione, in oggetti funzionali al gioco specifico che sta svolgendo, inventandosi nuovi usi e nuovi significati, per gli oggetti di cui dispone. Una delle ultime fasi della psicomotricità, consiste, poi, nell’invitare il bambino a prendere le distanze dalle azioni e dalle emozioni vissute durante il gioco, rielaborandole tramite il disegno libero e le parole. Questa attività, definita di rappresentazione,  sviluppa la capacità di astrazione dei bambini, elemento che concorre allo sviluppo dell’apprendimento.

Quindi, per concludere, mi sento di candidare questa tua, probabile, scelta, sottolineando quelle che sono le influenze positive della psicomotricità per tuo figlio, che non solo migliorerà la sua motricità acquisendo equilibrio,coordinamento corporeo e manualità, ma anche capacità di orientarsi nello spazio e nel tempo. Imparerà a riconoscere e gestire le proprie emozioni nelle relazioni, siano esse con i suoi pari o con gli adulti. Rinforzerà il suoi io in tutti i suoi aspetti. Migliorerà la sua capacità di concentrazione, attenzione nonché di rielaborazione del suo vissuto.

Insomma, cara mamma, non vedo proprio perché non dovresti scegliere la psicomotricità come prima attività extrascolastica da proporre a tuo figlio. Spero che le mie parole ti abbiano dato un buon quadro generale, con il quale orientarti per la tua futura decisione.